Ci sono parole bellissime, che sanno farci stare bene dentro, che ci fanno sentire amati, rispettati, desiderati, considerati e facenti parte di questa pazza società…
Esistono parole che sanno far male più di coltelli fendenti, parole dette e non pronunciate ma mal sibilate o sussurrate…
Commenti, pettegolezzi, risatine… sono l’anticamera di qualcosa di tremendo anche se non sembra…
“Era solo uno scherzo fra amici! Mica si diceva sul serio! Si voleva solo ridere e scherzare un pò in maniera innocente…”
Etichettare le persone, additarle per delle loro peculiarità, le loro diversità, le loro scelte o il loro essere…. Semplicemente penoso!
Viviamo in una società di falsi bigotti e moralisti, una società che da più importanza all’apparenza che all’essere, ai likes che ai sorrisi reali…
Essere coscienti del proprio stato, viverci ed accettarlo è già una vera e propria battaglia dura da combattere e vincere più per se stessi che per le persone che ci circondano… ma per far parte della società globale, occorre che ci si faccia accettare dalle altre persone…
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Quante volte si viene derisi, quante volte si viene presi in giro, quante additati per una caratteristica fisica, morale o mentale…
Siamo abituati, male, ad etichettare tutto… a farlo con disprezzo, con spirito cinico e triste… rivolgendo le nostre tristezze e amarezze verso gli altri, vomitandole addosso a terze persone che l’unica colpa che hanno è quella di conoscerci…
Quelle parole che uccidono… Quelle di disprezzo, di scherno, di incomprensione, di isolamento, di sberleffo… a ogni parola una coltellata, un fendente che colpisce invisibilmente al cuore e lo incrina, colpo su colpo…
Le diversità fanno paura in quanto alla base delle scelte altrui, spesso, c’è un percorso profondo, doloroso che ha segnato internamente e che chi non è in grado di capire, di conoscere, denigra semplicemente per ignoranza… perchè ne ignora le difficoltà peccando di leggerezza…
Pensiamoci quando ci divertiamo, quando prendiamo in giro qualche altra persona… Facile è la risata, il trovare complicità da parte delle altre persone… più difficile trovare chi dice NO e si stacca dal branco per paura di diventare a sua volta la vittima predefinita…
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Ribellarsi a queste parole non è segno di debolezza… semmai un segno di rispetto, di considerazione, di crescita e di indubbia responsabilità e superiorità…
Ricordiamoci, ricordatevi… al posto di usare quelle parole che uccidono, impariamo a riscoprire il piacere del dialogo, della tolleranza, della comprensione e della crescita e inclusione e non il contrario… sia per il bene degli altri che per il bene nostro…