Carlo Gobbo

Caro Carlo: nel leggerti ho rivissuto i tempi in cui con mio papà si facevano le stesse cose… via in bicicletta e armati di falce a braccio e carretto legato alla bici si andava a fare i fieni… La precisione di quei movimenti, la maestria e la stanchezza successiva che si univa alla soddisfazione di aver fatto un buon lavoro… L’aroma dell’erba che cadente al passaggio della lama iniziava la sua trasformazione in fieno sotto i raggi possenti di un Sole quasi sconosciuto di questi tempi e che fornivano a noi l’immediato aroma di fieno… La preoccupazione che il tempo reggesse per alcune ore al fine di permettere di passare il giorno dopo alla raccolta di tanto lavoro e poi con soddisfazione e stanchezza l’osservare quanto fatto e la voracità con cui conigli e galline mangiavano voraci il frutto di cotanto lavoro….

Mi mancano tantissimo quei momenti spensierati e felici e di cui sono cosciente non ci sarà un ritorno ma che ritengo ugualmente importante conservare gelosamente il ricordo , per quanto possibile limpido e lucido perchè fa parte di un percorso di vita bello. Stamattina sono tornato, ameno con la memoria, ragazzino e ti assicuro che ha aperto il cuore perchè come per Proust e le sue madleine, il profumo dell’erba appena tagliata mi ha rievocato , con una certa nostalgia, quei tempi che, ne sono cosciente, non torneranno più e fanno parte della mia memoria. Fa piacere vedere che si hanno nel cuore questi ricordi ed è bello trasmetterli e condividerli insieme. Grazie di cuore Carlo!


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