Prima di rientrare verso casa, già dalla partenza, ci eravamo prefissati di andare a visitare, essendo quasi di strada sulla via del ritorno, il paesino di Brescello.
Brescello e quel paesino della bassa, dove il Sole picchia duro sulle teste, i bar sono sempre popolati, la piazza a mezzogiorno è semi deserta e, a parte alcuni ricordi tangibili delle varie pellicole girate negli anni 50, tutto scorre lentamente e segue inesorabilmente l’andamento del grande fiume Pò.
Avevo scritto, con mio grande piacere, ai figli dello scrittore che ci ha portati a voler vedere questa località .
Carlotta e Alberto Guareschi rispondono così: “Ci riteniamo persone fortunate perché apparteniamo all’allargatissima famiglia che ha creato nostro padre e ogni volta che i suoi lettori si mettono in contatto con noi, i loro messaggi ci scaldano il cuore.”
A dirla tutta, me ne dispiaccio un pò, sono rimasto un pò deluso da quanto ho visto.
Un nodo in gola mi ha preso quando, abbandonata la macchina in un parcheggio vicino alla piazza, abbiamo scoperto un paesino semi deserto…
Una bomboniera che mi è sembrata in parte ferma nel tempo e trascurata nella sua enorme bellezza e potenzialità .
Abbiamo scoperto la mitica piazza, le statue a dimensione naturale dei personaggi di Peppone e di Don Camillo, il balcone del Municipio, la campana che cade in testa a Peppone (che è fra le altre cose in carta pesta e conservata sotto i portici di una sorta di viale / casa) …
Tutti i locali pubblici richiamano, inesorabilmente, immagini e fotogrammi di momenti di riprese dei vari film della saga di Don Camillo e Peppone (partoriti dalla penna di Giovannino Guareschi, padre appunto di Carlotta e Alberto…)
Qui incontriamo una signora di una certa età che ci racconta aneddoti unici e rari che nessuno mai ha raccontato… Ad esempio come vengono girate le scene del periodo dell’alluvione…sfruttando una grande cisterna in cui è stato riprodotto fedelmente il paese di Brescello…
Che le comparse arrivavano già dalla prima mattina a cavalcioni delle biciclette per cercare di lavorare e comparire nei film guadagnando (pensate la cifra dell’epoca) ben mille lire a comparsata…
C’è poi spazio anche per la piazza che porta al museo (che non abbiamo potuto visitare in quanto giorno di chiusura) e che lascia al suo esterno cimeli come il mitico carro armato con cui Peppone e Don Camillo colpiscono la colomba della pace facendo così terminare il periodo di distensione forzata (nell’episodio Don Camillo monsignore ma nn troppo…)
…e poi c’è la stazione… (che per raggiungerla non vi dico le peripezie… non tanto perchè sia difficile ma perchè, come si nota dal cielo plumbeo in foto, stava diluviando/grandinando…)
Un pugno al cuore entrare nella stazione e vederla abbandonata, violentata da scritte sui muri, nuda di qualunque presenza umana, con le finestre aperte, il sistema automatico di gestione dei binari e la desolazione più totale…
Fra i tanti cimeli e ricordi vi è poi una colonna in cui si ricorda l’episodio in cui, con del minio, era stato pitturato l’apparato posteriore di quella “rossa” che tanto aveva oltraggiato Don Camillo nel portagli via gli abiti quando lo stesso ne approfittò a fare un bagno nel fiume per rigenerarsi dalla calura estiva…
Certo si tratta di una riproduzione di un disegno originale di Giovanni Guareschi realizzato per l’occasione dal presidente del museo… però l’emozione nel vederlo è stata grande quasi come quella nel trovarsi all’interno della stazione dove sono state girate le scene forse più toccanti dei vari film…
Avrei ancora molto da scrivere ma il tempo mi è tiranno… mi riprometto di tornarci quando prima per darvi altri dettagli e informazioni….
Nel frattempo… ecco alcune immagini della nostra visita… il resto nel prossimo “episodio”…
Come sempre… buona vita bella gente e serena giornata a tutte/i!