IMG_5738.JPGSalve bella gente! Viste le ultime vicissitudini sono andato alla ricerca delle differenze (macro) fra il casino e il casinò.

Nasce prima il casino, poi il casinò (questo in ambito temporale)….
Entrambe nascono per soddisfare dei bisogni degli uomini (bisogni che vengono pagati profumatamente e adeguatamente e che in taluni casi a loro volta pagano…)
Entrambe vedono a capo una persona che deve essere capace di far fruttare quanto avviene all’interno dei locali adibiti al servizio, sfruttando l’operato delle maestranze che vi lavorano le quali vengono pagate adeguatamente per il loro operato… (altrimenti si va inesorabilmente in perdita…) [NB.: senza voler affiancare e paragonare le maestranze delle due situazioni con intenti offensivi… anzi!]
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Le altre particolarità vi invito a trovarvele da voi anche cogliendo qualche suggerimento prelevato dalle pagine di Wikipedia che seguono…

Casino o casa di tolleranza – struttura in cui si esercita la prostituzione. Suoi sinonimi sono: bordello, lupanare, postribolo.

In Italia, solo nel XIV secolo i governanti e le autorità religiose imposero una licenza per gestire le case di tolleranza. Ma l’età d’oro dei postriboli pubblici ha termine poco dopo, nel ‘500, quando la sifilide associata a nuove idee religiose inducono molte città a chiuderli; sotto altri nomi (taverne, bagni pubblici ecc) e per iniziativa privata continuano però a prosperare nonostante le sempre più severe leggi a riguardo. Solamente nell’800 torna ad imporsi come problema centrale quello del controllo igienico e sociale delle prostitute: ed ecco che al posto del vecchio bordello nasce la casa di tolleranza.
Il postribolo diventa una “casa chiusa”, dall’abitudine consolidata di tenerne le finestre serrate per impedirne così la vista dall’esterno. Vi è una schedatura delle donne, sia da parte della polizia che dei medici; ogni due settimane dovevano sottoposi ad una visita che ne attestasse le buone condizioni di salute, mentre ogni sera agenti in borghese passavano per accertarsi che tutto fosse in regola. Ogni donna poteva ricevere non più della metà delle “marchette” incassate ma doveva con quello pagare un affitto per il vitto ed alloggio ed acquistare tutti li articoli igienico-sanitari di cui aveva necessità. Per riuscire a metter da parte qualche soldo dovevano generalmente superare le 40 prestazioni giornaliere. Solitamente vi era un cambio periodico tra le ragazze, questo per non annoiare i clienti ma anche per non rischiare di far nascere pericolosi legami sentimentali, cosa sempre possibile.

In deroga al codice penale, che in realtà su tale fronte ha una legislazione molto lacunosa, in Italia esistono quattro casinò autorizzati.
La scelta di autorizzare lo sfruttamento legale del gioco d’azzardo in appositi luoghi selezionati è stata spiegata dal legislatore italiano sia in base a considerazioni politiche che economiche. È infatti da rilevare che due delle quattro case da gioco, Saint-Vincent (che però nacque per iniziativa autonoma della regione) e Sanremo, sono ai confini del paese; Campione d’Italia è addirittura un’exclave in territorio svizzero e Venezia si trova di fronte a Slovenia e Croazia. La giustificazione è di fermare i flussi di giocatori diretti oltre frontiera, nonché di consentire lo sviluppo di zone considerate depresse dal punto di vista economico.
Tuttavia, si parla da tempo di aprire altri casinò in Italia e la Corte costituzionale ha più volte chiesto al legislatore di fare chiarezza e porre regole certe.
Federico Chabod, presidente della Valle d’Aosta, emanò il d.r. del 3 aprile 1946 che concesse l’apertura del casinò. Il 13 maggio 1946 il Consiglio della Valle votò favorevolmente all’apertura. Il 17 maggio venne stabilito il riparto degli utili tra la Regione e il concessionario. Il 29 marzo 1947 venne inaugurato il casinò e i primi clienti furono un industriale tessile biellese, un avvocato casalese e un commerciante torinese.

Ora, come sempre, traetene autonomamente le vostre riflessioni…

 

Di fm-web

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