carcere-sovraffollamento

Nessuno ne parla, neppure sottovoce, e quando se ne…. straparla, lo stridore che ne fuoriesce è palese, a tal punto da perdere contatto con la realtà, intendo quella vera, quella che fa a pugni con le belle verità e le mezze fandonie.
Rifletto sulla percezione che i cittadini hanno di una cella, non frigorifera ma correttiva, una cella di un carcere… Di ciò che avviene dietro le sbarre… Pochi metri in cui viene/vengono rinchiusi degli esseri umani sesso in condizioni che di umano hanno ben poco (anche se non tutte le realtà sono così).

Mi colpisce l’indifferenza, la disattenzione, con cui si prende atto che in carcere ci si ammazza a vent’anni, a quaranta, a sessanta, nel silenzio più colpevole… Si dà tanta importanza alla diva e ai suoi flirt ma la morte di un comune mortale (anzi scusate i carcerati non lo sono….secondo acluni) non provoca alcun brivido.

Nell’attesa di veder confluire nelle celle sempre uguali tante persone differenti per convinzioni, culture e antagonismi, ma assai uguali per le tasche vuote, penso al carcere, penso ai suoi ospiti sempre meno numerosi, miracolo della sorte che rende improvvisamente assenti, e penso ancora a questa prigione che sopravvive a se stessa e segnata dal tempo resiste come monumento di innumerevoli storie… Ah se solo i muri potessero parlare…

Le necessità operative del carcere restano, impellenti, improrogabili, eppure rimangono a sopravvivere delle loro assenze e mancanze. Peggio, si rifiuta di pensare allo sviluppo di spazi psicologici e relazionali, dove chi è in prigione possa esprimersi liberamente, in un terreno fertile per l’autocritica, e per la propria crescita personale.

Tutto questo mi porta comunque a una ulteriore considerazione….Molti rimangono alla finestra ad aspettare ignari di quel che accade dietro le sbarre (anche perchè è scomodo che si vengano a saere certe cose…) , gli altri contribuiranno a risolvere il problema del sovraffollamento.

Certo, chi si trova in una struttura di questo tipo non è lì per particolari meriti e riconoscimenti anzi… però viene naturale chiedersi fino a che punto sia giusto così… (e non mi riferisco per i casi limite ma per quelli per cui, magari, si impiegano anni e anni di trafile burocratiche/giudiziarie per poi scoprire che la persona incarcerata è innocente…)

Vien da essere indubbiamente felici di essere dall’altra parte delle sbarre, liberi (per quanto nella nostra società ci si possa definire liberi…)…

Buona vita bella gente… buona e serena vita (che siate dietro le sbarre o meno e non solo fisicamente ma anche mentalmente…)


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