Il mio invito è quello di leggerlo così come vi viene, e poi se vorrete di rileggerlo più attentamente per poterci scoprire in fondo quello che ognuno di noi è…perché nelle nostre diversità riusciamo ad essere uguali sebbene unici.
Buona lettura…
“Se il buongiorno si vede dal mattino… chissà cosa mi aspetta stasera!”
Iniziare la giornata con questo pensiero non è male. Ditemi poi che sono un pessimista. Non è assolutamente vero. Sono solo realista. Non può una persona normale svegliarsi nel pieno della notte e credere, sebbene circondato da ogni forma d’orologio, credere di essere a mattino inoltrato… Questo è ciò che mi è capitato stamattina intorno alle quattro. Mi arrotolo fra le lenzuola del mio letto sapendo che mi devo alzare e ribelle all’idea di doverlo fare.
Il buon senso prende il sopravvento sull’incoscienza egoista del mattino. Dopo pochi attimi mi ritrovo rovinosamente fuori del mio giaciglio. Cercando nel buio dei punti di riferimento per percorrere il corridoio mi avvio verso il bagno. Come tutte le persone che si svegliano di primo mattino compio quella serie di azioni che ognuno di noi è naturalmente portato a fare, vuoi per necessità o per abitudine quindi un po’ più sveglio ritorno nella mia stanza. L’occhio curioso scruta fuori della finestra e scopre che fuori tutto tace, o quasi. Il ciclo è ancora nascosto dalla avvolgente notte e quindi non lascia intendere se sarà o meno una bella giornata. Tiro indietro la testa e inevitabilmente scopro che c’è qualcosa che non va. La radiosveglia segna come orario le quattro e dieci. “Sapendo che è avanti di dieci minuti… dunque, fammi fare il calcolo… ma sono appena le quattro! Ma chi me l’ha fatto fare!”. Così dicendo rientro nel mio letto cercando ancora quel calore che le coperte ancora gelosamente conservano seppur scemato dal tempo.
Sono le otto. Le varie sveglie iniziano a lavorare. A distanza di cinque minuti, l’una dall’altra, fanno sentire la loro prorompente e “rompente” voce. Dopo averle zittite una ad una ripeto ciò che quattro ore prima ho fatto. La giornata si presenta fresca e cupa. Il cielo, che prima sembrava nascondere le sue intenzioni, giocando a nascondino con la complicità della notte, mostra ora il suo cupo orizzonte di grigio vestito. Questo è l’abito mutante che le nuvole cuciono su misura nascondendo per bene il consueto Sole settembrino.
Pigramente mi awio alla fermata dell’autobus. C’è più movimento del solito in giro.
E‘ vero! Oggi riaprono le scuole! Arriva l’atteso pullman. Di studenti ce ne sono ben pochi. Si contano sulle dita di una mano. Credo che sia bello ritrovare visi conosciuti quando salgo su di un mezzo pubblico. Mi sento subito un po’ più a mio agio. E’ come se ritrovassi degli amici o delle amiche. Intanto costeggiamo la scuola elementare… Una moltitudine di mamme e papa scortano amorevolmente i loro pargoli. Tra bimbi felici e piangenti si vedono anche quelli incerti sul da farsi, che aspettano gli eventi… E mentre per i più piccoli inizia il dramma del primo distacco vero e proprio dai genitori, per altri la pacchia riprende. Sono quei ragazzi e quelle ragazze che si ritrovano in piccoli branchi prima di entrare in aule nelle quali oggi non faranno altro che parlare delle loro ferie e dei loro amori estivi. Si confronteranno su mode, atteggiamenti, abiti e tutto quello che fa moda. Mi sembra di sentire già alcuni dei loro discorsi…
Le fermate si susseguono veloci e senza sosta alcuna. Si giunge presto al capolinea. In un certo senso sono contento anch’io che siano riprese le scuole. Si vede più gente. E che gente. Adesso hanno quasi tutti gli occhi belli vispi e sono sorridenti… vedrai fra alcuni mesi, alcuni di questi saranno imbronciati o peggio ancora assonnati.
Percorrendo il parco a piedi, mi godo lo spettacolo offerto dall’irrigazione a pioggia, quel sistema automatizzato che, comandato da un orologio a tempo permette di bagnare le aiuole in maniera automatica e precisa. Ogni mattina durante la mia passeggiata regolo il mio passo in base alle zone in irrigazione. Essendo il viale lungo, se le prime zone sono ancora in fase di irrigazione, vuoi dire che sono in anticipo, se a bagnarsi ci sono le altre due zone più avanti, vuoi dire che devo accelerare il passo per non arrivare tardi a lavoro. Oggi, come altre volte ho potuto assistere al passaggio di consegne d’acqua fra le prime due e le seconde aiuole. Sono in orario.
Giungo in negozio e così inizio il solito tran tran. E‘ una settimana particolare questa. Lunedì ho fatto tardi frugando fra i ricordi del magazzino, martedì ho riordinato in parte ciò che ho rovistato, e oggi sono un po’ rimbambito. Arriva presto mezzogiorno. Non si può dire che le giornate siano lunghe… non ho certo il tempo di guardar l’orologio per vedere se le ore passano o meno! Entro e mi rendo conto che arriva l’ora di uscire ancor prima di essere riuscito a far tutto ciò che mi ero prefissato di fare.
Così è anche per il pomeriggio. Esco da lavoro e ripercorro lo stesso viale del mattino e se all’andata, nel mattino cerco di trovare quelle cose belle che rendono bella una giornata, tipo il sorriso di una persona o lo sbocciare di un fiore, la sera non ne ho la forza. Trascino il mio corpo verso quella palina che sorregge il cartello dell’autobus numero cinque. Si chiama così il mezzo che mi porterà a casa anche questa sera, spero.
Intanto la sera torna lentamente a impadronirsi di tutto ciò che mi circonda, allungando le ombre naturali fino a farle scomparire per lasciare spazio a quelle generate dalla moltitudine di fari dei vari mezzi che percorrono in lungo e in largo questa piazza.
Stasera non so cosa farò. Credo che finirò di mettere a posto il ripostiglio. Chissà perché si impiega meno tempo a mettere in disordine di quello che si mette per riordinare tutto.
E con oggi mi lascio alle spalle un altro primo giorno di scuola..
Buona giornata e buona vita bella gente!