Questione di tempo…
Riscopriamo il piacere di fermarci e goderci insieme il nostro tempo…
Buona giornata bella gente frenetica e non… come sempre.. Namastè, alè!
Il miglio verde
Mi sono imbatuto in un film davvero stupendo…Il miglio verde. Ne riporto la trama presente in Wikipedia per dare una idea, per chi non lo avesse visto, ddi un film che merita di essere visto sino in fondo e ricco di sorprese e di significati…
In un giorno piovoso del 1999, in Louisiana, l’anziano Paul Edgecombe, da alcuni anni ospite presso una casa di riposo, durante la visione del film Cappello a cilindro, scoppia a piangere e, accompagnato dall’amica Elaine in una stanza, inizia a raccontarle la storia dell’anno in cui conobbe John Coffey.
Nel 1935 Paul lavorava nel braccio della morte del carcere di Cold Mountain, chiamato il Miglio verde perché il percorso verso la sedia elettrica, l’ultimo miglio che i condannati a morte percorrevano, è caratterizzato da una pavimentazione appunto verde.
Un giorno John Coffey, un gigantesco uomo di colore, apparentemente ritardato mentale e che vive per strada, giunge nel braccio della morte, condannato per aver stuprato e ucciso due gemelline, Cora e Kate Detterick. John si mostra fin dall’inizio molto fragile: piange di notte, è silenzioso e chiede a Paul di lasciare una luce sempre accesa perché ha paura del buio.
Intanto in carcere arriva un altro detenuto, “Wild Bill” Wharton, fanatico di Billy the Kid, condannato a morte per aver ucciso tre persone durante una rapina in un istituto di credito. Appena entrato in carcere, dopo essersi finto drogato nell’ospedale psichiatrico da cui era stato prelevato, attacca le guardie che lo scortano: cerca di soffocare con la catena delle manette Dean Stanton e stende con una gomitata Harry Terwilliger. Paul viene colpito al basso ventre con un calcio, cosa che gli provoca un dolore lancinante a causa di un’infiammazione alla vescica che da tempo gli crea problemi: si rende necessario l’intervento di Brutus “Brutal” Howell dato che Percy, un secondino raccomandato, nonostante l’arroganza che egli normalmente manifesta soprattutto con i condannati (tra cui il francese Eduard “Del” Delacroix), è paralizzato dalla paura.
Dopo l’incidente iniziale con Wild Bill, mentre le altre guardie ferite vanno in infermeria per farsi medicare, Paul cade a terra nel corridoio a causa del dolore lancinante alla vescica. John, vedendo il “capo” (termine con cui egli si rivolge ai custodi) sofferente, lo invita ad avvicinarglisi. John afferra Paul con forza nella parte sofferente: d’un tratto si accendono tutte le luci e dalla bocca del detenuto escono nuvole di insetti che si dissolvono nell’aria. Quella notte Paul si accorge di essere guarito, riuscendo a fare l’amore con la moglie, Janice, dopo non esserne più stato in grado per molto tempo.
Nel braccio della morte fa la sua apparizione anche un topo che si affeziona al detenuto Delacroix. Il topolino, ribattezzato da Del come Mister Jingles, mentre sta inseguendo un oggetto lanciatogli proprio da Delacroix, viene calpestato e quasi ucciso da Percy, adirato con lui per aver riso del suo comportamento codardo in occasione delle provocazioni di Wild Bill (che lo aveva palpeggiato tra le sbarre nelle parti intime, come uno degli scherzi alle guardie: aveva anche sputato su Paul, urinato sui piedi di Harry e sputato in faccia a Brutal un tortino al cioccolato vendutogli dal detenuto modello pazzo e addetto alle pulizie carcerarie, Toot). Percy, soddisfatto della sua bravata, va poi a lucidare la “vecchia scintillante”. È qui che John torna nuovamente a stupire: dopo aver preso il topo tra le mani, riesce a guarirlo tra l’incredulità generale. Bill e i suoi colleghi capiscono che John non è quello che sembra decidendo infine di mantenere il segreto e di non rivelarlo principalmente a Percy.
Intanto si fanno le prove per l’esecuzione di Delacroix, della quale vuole incaricarsi Percy, cosa che ottiene dopo aver promesso a Paul che sarebbe andato via dal carcere chiedendo, il giorno successivo, il trasferimento in un ospedale psichiatrico. L’esecuzione è terribile in quanto Percy, senza farsi notare e per vendicarsi degli insulti di Delacroix, non bagna la spugna da mettere sul capo del francese, necessaria per far morire nel più breve tempo possibile il detenuto: Delacroix muore tra atroci sofferenze, e addirittura il suo corpo prende fuoco dall’interno a causa della tensione elettrica. Perfino Percy rimane sconvolto dalla sua stessa bravata, mentre Paul non fa fermare l’esecuzione in quanto sarebbe ormai troppo tardi per salvare l’uomo.
Durante un pranzo nel giardino di Paul, a cui sono invitati i suoi colleghi, si discute sulla reale colpevolezza di John e, considerati i suoi apparenti poteri sovrannaturali, sulla possibilità di un suo intervento per curare un tumore al cervello che ha colpito Melinda, la moglie di Hal Moores, capo del carcere e amico di Paul. Si decide, con tutti i rischi che ciò comporta, di far uscire John dal carcere per una notte, ma senza coinvolgere Dean, il più giovane dei custodi, con due bimbi piccoli e un terzo in arrivo: lui resterà nel Miglio Verde a coprire l’uscita degli altri.
Paul, Harry e Brutal danno un sonnifero a Wild Bill così da farlo dormire durante la loro assenza. Quindi mettono in bocca a Percy un calzino tenuto con del nastro adesivo e lo rinchiudono nella cella d’isolamento con la scusa di punirlo per le sue malefatte, in particolare per la orrenda esecuzione di Del.
Mentre escono Wild Bill, pur in preda al sonnifero, si alza e afferra un braccio di John mentre sta passando e John rimane sconvolto dal contatto percependo che è una persona crudele e malvagia: poco dopo Wild Bill finalmente si addormenta. I protagonisti giungono, quindi, a casa di Moores, che esce armato, spaventato nel vedere il detenuto. John lo tranquillizza ed entra nella villa, dirigendosi direttamente verso la camera di Melinda. Come capitato per Mister Jingles, anche Melinda guarisce: questa volta, però, John si trattiene e non espelle il materiale da lui succhiato alla donna, rimanendo in uno stato di sofferenza.
Tornati al carcere le tre guardie tornano quindi da Percy e lo liberano. Mentre se ne va, John, dopo averlo afferrato tra le sbarre, gli trasferisce il male succhiato a Melinda. Percy, fuori di sé, spara e uccide Wild Bill. Paul chiede a John il perché di questo gesto e lui, presolo per mano, gli mostra, come in un film, cosa aveva visto quando Wild Bill gli aveva afferrato il braccio: era quest’ultimo il vero colpevole dell’assassinio delle due bambine (della cui morte John era stato accusato ingiustamente), mostrando come “le ha uccise con il loro amore”, ossia minacciando ciascuna di esse di fare del male all’altra in caso di resistenza.
Percy, rimasto catatonico viene portato all’ospedale psichiatrico “Briar Ridge” nel quale aveva promesso di trasferirsi dopo l’esecuzione di Delacroix, arrivandoci però non come dottore, ma come paziente, perché l’uccisione e la conseguente catatonia hanno portato Percy a essere giudicato insano di mente. Moores chiede a Paul se la vicenda sia collegata alla guarigione di sua moglie, ma quest’ultimo nega.
Il giorno prima dell’esecuzione Paul entra nella cella di John e gli chiede se vuole fuggire: ma l’uomo vuole morire perché è stanco del male che gli uomini si fanno tra di loro, perché questo gli provoca un dolore molto forte. Paul chiede a John se ha un desiderio particolare prima dell’esecuzione e John chiede di poter vedere un film, cosa che non aveva mai fatto: assistono insieme al film “Il cappello a cilindro”, il film è proprio quello che vedrà Paul nella casa di riposo e che scatenerà il suo pianto per quei ricordi, sessantaquattro anni dopo.
Il giorno dell’esecuzione arriva, nella commozione generale dei custodi consapevoli dell’ingiustizia che sta per compiersi. Dopo l’esecuzione Paul e Brutal chiedono il trasferimento al carcere minorile.
Terminato il racconto Elaine si dimostra scettica riguardo alla storia e alle date: durante il racconto le era stato detto che, quando l’anziano amico era a capo del braccio “E”, aveva un figlio adulto, cosa possibile solo se Paul fosse ultracentenario alla data presente. Paul la porta su una vicina collina dove, in un casale abbandonato, è ancora vivo dopo tanti anni, Mr. Jingles: l’uomo spiega che all’epoca dell’esecuzione di John, aveva quarantaquattro anni mentre ora ne ha centootto e gode di buona salute. Tutto questo sembra derivare dai poteri sovrannaturali di John, che ha trasferito parte di se stesso sia a Paul, quando gli ha stretto la mano per mostrargli che cosa aveva fatto Wild Bill, sia a Mr. Jingles, quando lo teneva tra le mani durante la spietata esecuzione di Delacroix. Paul conclude che questa sua longevità , che lo fa sopravvivere alla moglie, al figlio, ai colleghi e infine alla stessa Elaine, sia la punizione di Dio, per avere permesso che uno dei suoi veri miracoli viventi venisse ucciso: mentre continuava a vivere vedeva morire uno a uno tutti i suoi affetti, e probabilmente questa punizione sarebbe durata ancora a lungo visto che Mr. Jingles, pur essendo un topolino che sarebbe potuto sopravvivere all’incirca due o tre anni al massimo, è tuttora in vita da ben sessantaquattro
Mi vergogno, scusate donne!
Mi vergogno… Mi vergogno profondamente e mi sento di dover chiedere scusa alle donne… Â Mi vergogno di appartenere al genere maschile quando vicende che guadagnano gli onori della cronaca non rappresentano il genere maschile a cui mi sento di appartenere…
Mi vergogno di essere catalogato e accomunato a persone senza rispetto per loro e per le donne…. che si dimenticano delle loro origini… che dimenticano di essere a loro volta, nonostante tutto, stati partoriti da quelle donne che sfregiano con i loro comportamenti che nemmeno gli animali hanno in natura (se non in particolari casi…)
Mi vergogno per l’indifferenza e la mancata protezione o indignazione di quegli uomini che davanti a un rigore mancato sanno adirarsi e piantare pista… davanti alla notizia di violenze hanno parole di giustificazione e di difesa per chi si è macchiato di un gesto inqualificabile….
Mi vergogno di appartenere a una società che ciclicamente si indigna a scadenza di fronte a questi casi che denotano e denunciano un mondo ignorante, marcio e sbagliato, distorto dal dilagare di immagini storie e vicende legate a deviazioni e non solo sbagliate…
Preciso, non credo ci sia nulla di male nel sesso (specie se coscientemente condiviso, voluto, vissuto coscientemente e rispettosamente…), che nelle deviazioni che non arrecano danno a terzi o sfocino in violenza e/o peggio, non ci sia nulla di sbagliato se non l’ignoranza di chi non sa o non ne capisce la natura, i motivi o altro…. e per questo si sentono spesso persone parlare senza arte nè parte… sputare sentenze, giudizi, pregiudizi o peggio ancora… (laddove forse sarebbe meglio cercare di parlare, comprendere, capire…)
Ma al posto di sfociare e sfogare i propri desideri repressi su donne innocenti, non sarebbe meglio che questi esseri si spendessero in altre attività , magari autolesioniste con particolari attenzioni rivolte alle proprie budenda anzichè sfogare le peggiori espressioni dell’appartenere al genere maschile con quanto si portano appresso dal giorno in cui sono venuti al mondo proprio per opera di una donna come quella ch esi apprestano a violentare, violare, mancare di rispetto e a cui rovineranno la vita da quel momento in poi e oltre?
Non c’è nulla di sbagliato nel sesso. Non c’è nulla di sbagliato nel desiderio del piacere laddove questo sia condiviso, voluto e desiderato con rispetto reciproco… Sbagliato è viverlo nella violenza… Sbagliato è l’obbligo, la forzatura, l’imposizione di una cosa che dovrebbe essere bellezza e amore, piacere che si trasforma di espressione di odio nei confronti di chi viola e di chi lo subisce da violata…
Questo è anche dovuto al falso bigottismo da cui siamo circondati, da quella sorta di alone di vergogna che poi sfocia in queste cose, gesti senza senso alcuno che si susseguono quasi giustificati nella loro presenza quotidiana, pressante e ignorante e ignorata quasi da quei notiziari che poi relegano queste notizie a corpo tg, fra le pagine dei giornali che prediligono altri temi che ritengono più importanti e di rilievo… quando l’esistenza delle persone e il loro rispetto non dovrebbe essere valutato meno di tante altre tematiche…
Insensibili, ignoranti e peggio di certe bestie appunto… ecco a che categoria appartengono certi esseri che vengono, erroneamente, catalogati fra gli uomini che, molti come me, non si riconoscono in tali esseri e che si vergognano di appartenere a una classificazione che stà loro particolarmente stretta…
Mi rendo conto di essere facilmente criticabile, giudicabile o contestabile (specie per coloro che diranno che sono cose scontate o banali o populiste…)… in tutta sincerità vi dico che non me ne frega niente!
Esistono mille e mille altre altre situazioni e soluzioni ma quando si sfocia nella violenza, nella forzatura e nella mancanza di rispetto e si viola la libertà e il corpo altrui si commette un reato che nessuna giustizia è in realtà in grado di giudicare e ancor più di giustificare…
Non serve una manifestazione solitaria e isolata, no servono esclusivamente leggi mirate in tal senso… Serve educazione, serve rispetto, serve andare oltre ai tabù, al silenzio colpevole e sbagliato, al sommerso che viene vissuto e ricercato perchè ci si vergogna di parlare e di esprimersi liberamente…. e su questo dovremmo tutti/e rifletterci e interrogarci… responsabilmente e non prendendo in giro noi e gli altri/e persone…
Ecco dunque perchè mi vergogno di appartenere a quelle persone che anche questa sera hanno sentito notizie di violenze che da giorni arrivano ai titoli dei tg e dei giornali ma che in realtà non hanno mai smesso di essere sempre protagoniste anche senza raggiungere i clamori nazionali e che spesso appartengono a storie sorde e nascoste di famiglie, di omertà che viene vissuta sulla propria carne e pelle ma non denunciata come invece dovrebbe… Fortunatamente non tutti gli uomini sono così! (e meno male…)
Mi scuso e mi vergogno di questo… e chiedo scusa a chi non sono arrivato con il messaggio che volevo esprimere con queste mie parole…. perchè evidentemente non sono riuscito a spiegarmi a dovere… ma sarei già felice del fatto che siate arrivati/e a leggermi fino in fondo e che abbiate ragionato e riflettuto anche solo per alcuni stanti di quanto ho provato a esprimere e condividere con voi… anche per violare il silenzio e l’omertà colpevole che aleggia su questi temi…
Mi aspetto critiche e commenti di ogni tipo… in realtà sarebbe bello fosse un punto di partenza per andare otre e non un punto di arrivo…
Come sempre, bella gente… buona e serena vita e come sempre… Namatsè, Alè!
Ciao! Voi come state?
Ciao! Voi come state?
E’ una domanda che vorrei porre spesso a diverse persone e che mi rendo conto che non lo faccio… (e me ne scuso…)
Pongo questa domanda in forma generica perchè davvero sono tante, non troppe, le persone a cui dovrei rivolgermi…
In questo nutrito gruppo di persone contemplo le amicizie, le conoscenze, le persone attente all’andamento quasi giornaliero e conosciuto del mio vissuto e coloro che semplicemente ne sono curiose o cercano di seguire per il gusto o il piacere di farlo…
Solitamente è la tipica frase con cui si inizia un dialogo fra conoscenti… quando non ci si vede o non ci si sente da un pò di tempo e ci si sincera sullo stato del nostro interlocutore/trice nella speranza, il più delle volte, che la risposta sia abbastanza positiva… E’ una formula prudenziale per interrogarsi e interrogare chi abbiamo di fronte per colmare il vuoto temporale che ci ha in qualche modo separato dall’ultimo confronto/chiaccherata, e a cui ci rivolgiamo con interesse per capire, nel frattempo, cosa sia avvenuto…
Onestamente credo che saranno poche le persone a rispondere a questa mia seria e convinta domanda, ma vale la pena di vedere coloro che lo faranno cosa mi diranno.. quindi ripropongo la domanda… “Ciao! Voi come state?” proprio nella speranza di risposta e di vedere chi e cosa mi risponde…
Che dire? Bella gente… buona giornata, splendida per voi e perchè no anche per me… e come sempre rivolgo a voi il consueto augurio… Namastè, alè!
Oltre la disabilitÃ
Oltre la disabilità . Un bel progetto. Una bella idea che diventa realtà .
Mi piace davvero tanto quando nel presentare il loro progetto nel manifesto scrivono: “Il concetto di fondo è la disabilità . Una realtà scomoda e problematica che produce continuamente e spesso inconsapevolmente, numerose forme di esclusione e discriminazione verso tutti gli individui che vivono un’esistenza DIVERSA, in corpi dalle forme DIVERSE che li costringono a un DIVERSO modo di muoversi e di DIVERSE abilità cognitive e sensoriali.”
Quello che viene naturale chiederci è: noi come ci poniamo nei confronti di una persona che è disabile? Che vive sulla propria pelle queste diversità , queste difficoltà ? Siamo sicuri che abbiano bisogno del nostro pietismo, della nostra solidarietà ? Di che tipo reale ed efficace di aiuto hanno bisogno? Siamo in grado di rapportarci, noi, con loro con lo stesso rispetto, semplicità e naturalità , senza alcun imbarazzo nei loro confronti? (come per altro fanno loro con noi nonostante tutto e ciò che provano e vivono sulla loro pelle?)
Siamo così sicuri che la loro diversità sia sempre e solo un elemento di divisione e che invece non possa questo diventare un punto di forza per consolidare la loro presenza, il loro operato, pensiero, sentimento, esistenza, rapporto con e  nella società ?
Tante domande a cui spesso non pensiamo, a cui non diamo nemmeno un secondo di importanza in quanto, probabilmente non a contatto con queste realtà , con queste problematiche, con queste persone grandi…. Ce ne si rende conto quando si è marginalmente o anche direttamente coinvolti in situazioni simili, ma si rimane abbastanza e colpevolmente indifferenti sino a quando non si entra in contatto con queste storie che meriterebbero indubbiamente più attenzione e rispetto e che ci aiuterebbero ad apprezzare ogni piccola cosa noi abbiamo e a cui spesso non forniamo il giusto e doveroso peso per leggerezza e non solo….
C’è, nei prossimi giorni, una opportunità molto particolare di osservare, sotto una luce e un obiettivo diverso dal comune, queste forme, queste persone, queste storie, queste disabilità … A Desio (MB) in Villa Tittoni dal 30 settembre al 2 ottobre vi è una interessante mostra di cui i dettagli ciccando qui dal titolo “conoscere per apprezzare”… perchè non è mai troppo tardi per andare oltre il proprio sguardo e lasciarsi andare negli occhi altrui per scoprirne storie, valori e non solo, per lo più sconosciuti o ignorati….
Con questo invito e con queste riflessioni, ringraziando Chiara per avermi portato alla conoscenza di questa interessante iniziativa, auguro a tutte/i voi una buona giornata e una buona vita…. con il solito augurio finale… Namastè, Alè!
Le vichinghe
Le vichinghe erano avanti rispetto ai nostri giorni…
Mentre nei giorni nostri si discute sordidamente della figura femminile nei vari corpi armati e militari, ecco che in alcuni giornali, compare la notizia di tombe di guerriere vichinghe…
Un gruppo di archeologi dell’Università di Uppsala, in Svezia, ha confermato che in una tomba vichinga piena di armi che gli storici davano per certo essere appartenute a un guerriero, era sepolta una donna. La tomba, identificata con la sigla Bj 581, fa parte del sito archeologico di Birka, un importante centro commerciale vichingo tra il settimo e l’ottavo secolo, che si trova a Björkö, una piccola isola del lago Mälaren, poco lontano da Stoccolma.
Nell’arco degli anni 1000 e 1100 ecco che compaiono le vichinghe guerriere sono una realtà … e noi ancora ci fossilizziamo a discutere sulla opportunità di averle presenti nei vari corpi armati…
In realtà , secondo me, le reali vichinghe dei nostri giorni, sono quelle donne che sono mamme, casalinghe, impiegate, impegnate nella vita fitta e intensa degli impegni misti fra lavoro, casa e famiglia o vita di coppia o/e anche single…
Inutile negarlo… riescono anche in quei ruoli a dare dei punti di vantaggio a molti uomini…. ecco dunque che le reali vichinghe 3.0 dell’era digitale, si ritrovano a lottare con il quotidiano…
Riconosciamo dunque il ruolo di queste donne, rispettiamole, amiamole un pò di più e cerchiamo di dar loro una mano…
Con questo lascio aperto il dialogo sul tema… augurandovi buona e serena pacifica vita (guerriere/i e non…) come sempre con Namastè, Alè!
A scuola con cellulare
Scatenerò le ire di molte persone… io sono favorevole (con i giusti limiti e specifiche) all’uso di smartphone e tablet in classe…. (e il pensiero va alle lezioni di italiano agli italiani dell’immediato dopo guerra viste in TV in bianco e nero….)
In realtà la mia motivazione è testata come studente che ha letto Dante dal cellulare più agevolmente che su un libro su cui ha rischiato più volte di abbioccarsi… e questo non per colpa del libro ma per la componente insegnante che si era dimostrata estremamente noiosa e quindi pesante (parlo da studente lavoratore che ha patito di “certe” lezioni e visioni antiche e mancanza di comprensione e sensibilità ) ma possono essere casi singoli come molti capitano sia fra gli studenti e gli insegnanti.
Credo sia importante il rispetto dei ruoli e delle responsabilità (parola grande per gli studenti più che per gli insegnanti!)
Il tema scuole, didattiche, rapporti e non solo, specie nel tema scuola, è molto spinoso e si presta a facili e viziose interpretazioni di parte (me ne rendo conto e me ne scuso…)
Ma scusate se la tecnologia non deve entrare nelle scuole perché l’implementazione delle lavagne elettroniche? Perché i registri digitali, i compiti e le lezioni on line?
La tecnologia può senza dubbio distrarre ma può anche facilitare e aumentare l’interesse e l’attenzione oltre che l’Interattività fra docente e studente….
Pensate da noi in inverno quando ci sono località isolate… quando ci sono limiti causati da eventi naturali, quando ci sono dei limiti fisici o di apprendimento ecco che la tecnologia può essere sicuramente di aiuto…
Certo è difficile parlare senza aver provato sulla propria pelle… io posso parlare essendo stato uno studente ribelle e pro utilizzo della tecnologia a scuola… più che ribelle forse ero come spesso mi capita forse avanti nei tempi… fossilizzarsi su vecchi sistemi e/o stili può essere utile ma mettersi e metterli i discussione per migliorarli è senza dubbio meglio…. sempre e comunque mantenendo vivo il rispetto nei confronti di chi ha idee e concetti (non preconcetti) diversi e di cui si può parlare serenamente in un confronto migliorativo e accrescitivo….
E voi che idee e pensieri avete sul tema (se avete idee o posizioni in merito!?)
Come sempre concludo con il classico augurio di buona giornata e buona vita (anche scolastica a alunni/e e insegnanti)… Namastè, Alè!
Tatuaggi 2.0
Nuova frontiera per i tatuaggi! Ecco che arrivano i tatuaggi 2.0 e le ultime curiosità su di loro!
Potremmo chiamarli i tatuaggi realizzati con “l’inchiostro simpatico” ovvero quelle opere d’arte che durante il giorno svelano solo una parte di essi e la notte invece prendono vita rivelando tutto il loro disegno…
Decisamente molto belli e di effetto indubbiamente!
Alta novità , che personalmente non so quanto realmente potrà prendere piede anche da noi, è il tatuaggio musicale.
Il disegno inciso sulla pelle può prendere vita ed essere ascoltato come traccia sonora e trasformare così chi lo porta in una sorta di biblioteca multimediale di ricordi, testimonianze e non solo… Pensate a chi si tatuerà i suoni dei propri cari…
Immaginate i primi vaggiti, il suono di una madre, di un padre, di un parente stretto, l’abbaio di un cane o il miagolio di un gatto o altro ancora…
Pare essere questa la nuova frontiera nel mondo dei tatuaggi e anche in questo caro, curioso come sempre, mi rivolgo a voi chiedendovi… voi rimanete fedeli al tatuaggio originale o siete attratti/e dalle nuove tendenze e frontiere di questo mondo? Appartenete a coloro che posseggono già un’opera fra quelle che sono state riportate in questo post?
Io personalmente ammetto di essere attratto dall’idea di dar vita al micro tatuaggio ma lo realizzerei esclusivamente con “l’inchiostro simpatico” (una volta prese le dovute informazioni…) giusto per sapere solo io cosa e dove è e perchè non sia visibile a tutti/e e sempre… e voi? Cosa mi dite su questo tema?
Con queste domande oggi vi auguro buona giornata, buona vita e come sempre concludo con il classico saluto Namastè, Alè!
Finchè la barchetta và ….
Oggi pomeriggio c’era un filo di vento ed era bello lasciarsi coccolare dalle sue folate…
Il Sole tiepidamente riscaldava i visi intenti a ragionare e cercare di capire, di parlarsi e di andare oltre il tempo… quel tempo che mostrava abbandonati a terra gherigli di noci cascate dalla pianta da cui avevamo cercato appoggio e riparo…
Parole affidate, come un tempo, al vento che, prendendosene cura, aveva il compito di portarle via lontano….lontano… il più lontano possibile…
La memoria gioca brutti scherzi e riporta ai tempi in cui i gusci delle noci diventavano preziosi, specie se si riusciva a preservarne la forma e a tagliarli esattamente a metà senza danneggiarne la forma… Preziosi perchè, adeguatamente puliti dalla parte interna di troppo, si trasformavano magicamente in piccole barchette… Uno stuzzicadenti come supporto a una vela improvvisata e della cera delle candele scaldata e fatta colare all’interno del guscio per garantirne il restare a galla…
Una bacinella per mare e tante piccole imbarcazioni da far navigare nel mare dell’autunno che imperversava sulle giornate a venire…
Il risveglio da quel ricordo quando i le noci mature, smosse dal vento di prima, si lasciavano cadere a terra finendo per colpirci e quasi ad avvisaglia che sarebbe stato meglio lasciare quei giacigli per fare rientro….
L’autunno arriva, con i cuoi colori, i suoi odori, le sue tradizioni e le sue scadenze…. e tu che pari non farci caso, non ti accorgi che la tua barchetta rischia di affondare perchè ha imbarcato acqua… Vero che finchè la barchetta và , lasciala andare… ma del vento e dell’acqua non ti fidare… in men che non si dica anche la barca più affidabile può affondare e una volta colata a picco si fa fatica anche a recuperarla….
Piccole storie di un passato che ricompare quasi a voler completare un puzzle che è la vita e che ogni tanto, quasi a volersi prendere gioco di noi, ci rivela dove ha nascosto alcune delle tessere del nostro grande mosaico da comporre che poi altro non è che la nostra vita….
In realtà non sappiamo di quanti pezzi sia composto il nostro puzzle… Io personalmente sono curioso di vedere cosa mi propone l’immagine una volta completata perchè ancora non mi è ben definita… Spero solo di non perdere alcuni tasselli e di avere a sufficienza tempo per poterlo completare e ammirare….
Buona e serena vita bella gente….e, se vi va, con le noci, provate anche voi a fare la vostra barchetta…. Scoprirete tantissime cose di voi che nemmeno immaginavate di sapere o vi ricordavate di voi…. Credetemi….
Come sempre… Namastè, Alè e , se si può, buona navigazione, che siate su un transatlantico o su una semplice e umile barchetta….