Finalmente è arrivato il periodo di questi dolci di cui andavo ghiotto (ora decisamente meno…)
Hanno la forma di una striscia, talvolta manipolata a formare un nodo.
La base è un impasto di farina, successivamente ci sono due possibilità:
- l’impasto viene fritto;
- l’impasto viene cotto al forno.
Infine si spolvera con zucchero a velo.
Possono anche essere coperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con alchermes o servite con il cioccolato fondente o con mascarpone montato e zuccherato.
La tradizione delle frappe probabilmente risale a quella delle frictilia, dei dolci fritti nel grasso che nell’antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo dell’odierno Carnevale.
Così riporta il not sito Wikipedia che attribuisce alle chiacchere la seguente storia:
…dolce che ha origine nella Roma antica ed in seguito si è diffuso in tutto il mondo in diverse varianti,
Le chiacchiere possono essere anche napoletane e il loro nome deriva dalla regina Savoia che “volle chiacchierare” ma ad un certo punto, le venne fame e chiamò il cuoco Raffaele Esposito per farsi fare un dolce che lui chiamò le “chiacchiere”.
Ho dei bellissimi ricordi di quando venivano fatte in casa nelle varie varianti e venivano consumate ancora fumanti o nei giorni successivi…
Vassoi di chiacchere, bugie, dolci che nulla hanno a che fare con altri aspetti…
In effetti, a ben pensarci da adulto, sono dovuto andare a vedere l’origine di questo dolce per togliermi un dubbio…
Il dubbio stava nel pensare che la sua nascita fosse legata al mondo della politica (moderna, contemporanea come quella di un tempo…), dove il nome “chiacchere” o “bugie” si presta moooolto bene!!!
Con stupore ho dovuto scoprire il contrario! (e meno male)…
Almeno mentre le mangio (spero), non mi viene male al fegato pensando a chi potevano essere ispirate… bensì dico grazie ai romani…
Che dire dunque? Buona, gustosa, saporita vita a tutti/e (anche a quei politici che si nutrono quotidianamente di chiacchere… e non solo quelle dolci…)…
…noi consoliamoci, una volta tanto, con quelle dolci che non ci lasciano l’amaro in bocca…