Erano al bar. Si trovavano spesso li le quattro amiche, compagne di scuola e di una vita passata insieme. “amiche per sempre, amiche per la vita” si erano giurate anni fa.

Ora si ritrovavano dopo due anni in cui, per mille vicissitudini, si erano un pò perse di vista e i contatti si erano ratificati, vuoi per i mille impegni di famiglia, di lavoro, di studio, di vita. Davanti alle loro coppe di gelato, dopo i doverosi baci e abbracci di rito e i primi complimenti reciproci sulle rispettive forme e il fatto di trovarsi bene come se non meglio dell’ultima volta che si erano viste e ritrovate, iniziarono discorsi vari.

Chi svelava storie d’amore e avventure varie, chi di gravidanze, chi di fantastiche avventure di letto da inguaribile single e chi della normale vita quotidiana fra lavoro, casa e poco più. Alla seconda coppa di gelato, assolutamente irresistibile, essendo la giornata sufficientemente afosa, iniziarono a fare come, quando da ragazze uscite d’istituto per apprestarsi a ritornare alle rispettive famiglie, si ritrovavano per rinnovare le promesse di non perdersi mai davanti a una cioccolata calda, un fumante the o, come in questa occasione, un bel gelatone, seconda della stagione. Il tempo era passato ma il gioco era rimasto lo stesso. La precedente volta la parola scelta, su cui doveva svilupparsi la discussione era “avventure amorose” da cui emersero anche storie di un certo imbarazzo sia per le particolarità, sia per i dettagli piccanti e particolarmente pruriginosi che venivano rivelati dalle ragazze a turno, fra risate, versi soffocati e prese in giro  reciproche.

Questa volta la parola scelta era “cicatrici”.

La prima esordì dicendo:”Dunque cosa posso dire, io sono piena di cicatrici. Da piccola quando con la bicicletta caddi sul selciato la prima brutta cicatrice sul ginocchio… guardate…” e mentre lo diceva sollevava la soffice gonna fino a mostrare candidamente il ginocchio segnato.. proseguendo continuò dicendo “sotto al tatuaggio sul gomito c’è la cicatrice di quando sono caduta da cavallo..” e così proseguendo la conta dei suoi segni, più o meno evidenti arrivando a contarne almeno una decina…

La seconda invece esordì dicendo: “io porto i segni, le cicatrici più mentali che fisiche causate da un ragazzo che amavo e che invece abusava di me senza alcun rispetto. Pretendeva da me cose che mai mi sarei aspettata ed io accecata da quello che credevo fosse amore per lui gli ho lasciato fare ciò che voleva, fino a svegliarmi da questo incredibile incubo grazie all’aiuto di mia sorella e arrivando a denunciarlo e a separami da lui, non con poca difficoltà, perché io lo amavo davvero..” Nel proseguo della storia le altre ragazze si strinsero attorno alla loro amica in un abbraccio di gruppo fra emozioni e nodi stretti in gola.

La terza, quando fu il suo turno disse: ” Di cicatrici non è che ne abbia molte in realtà… Un intervento di appendicite e fortunatamente alcuni punti che mi hanno dato ala seconda gravidanza.. Quelli esterni ancora ancora… ho patito particolarmente quelli interni… Però ogni volta che osservo il segno dei punti del parto cesareo non posso che esserne felice e sorridere perché mi ricordano la cosa più bella che sono riuscita a fare in questa vita ovvero mettere al mondo quei due mostriciattolo senza di cui la mia vita non avrebbe senso, sebbene a volte li ammazzerei per quanto mi fanno dannare e me ne combinano quelle piccole pesti…” E lì ci fu la solidarietà estrema da parte di tutte le altre ragazze che si ritrovarono a confrontarsi fra marachelle simili e comuni e ricordando e rinverdendo quelle che a loro volta avevano vissuto a loro volta da ragazzine…

Anche il secondo gelato era scivolato nelle gole delle donne che si raccontavano attorno a un tavolo abbastanza appartato di una gelateria del centro città…
Era il turno della quarta donna, quella single che cercava di sottrarsi al tema imposto della discussione cercando di intavolare altri discorsi che potessero sviare e distogliere l’attenzione delle sue compagne da questa tradizione… Posta sotto la graticola e la pressione delle altre tre la quarta donna intavolò suo malgrado il discorso dicendo:”io ho avuto una fortuna incredibile… Ho potuto vivere in libertà, forse più spensierata e libera di tutte voi perché ho avuto tantissime avventure, tanti ragazzi e uomini… con taluni mi ci sono solo divertita mentre con altri ero quasi pronta a mettermi la condanna al dito e a farmi impalmare nel matrimonio ma per fortuna sono sempre stata abbastanza sobria da non cedere, e per fortuna altrimenti forse mi ritroverei con un cespo di ramificazioni che la metà basta…” stava ancora una volta cercando, molto furbamente, di distogliere l’attenzione delle sue compagne, che ben la conoscevano, dal tema che si erano prefissate di trattare… Richiamata all’ordine si fece improvvisamente seria, arrivando a far tacere le altre tre che bisbigliavano e richiamando la loro attenzione. “Così volete sapere delle mie cicatrici? Ok va bene! Io a differenza vostra ho una lacrima che vedo ogni giorno, più volte al giorno e della quale non posso fare a meno e a cui sono particolarmente affezionata anche se in realtà mi ricorda tanti pianti, la solitudine, la vostra mancanza e la mia paura di non potervi rivedere più….” L’aria si fece improvvisamente pesante mentre le altre tre si interrogavano con le sole facce e gli occhi che incrociandosi con le altre parevano chiedersi “ma tu ne sai qualcosa?”… La risposta non tardò ad arrivare. La quarta donna si alzò dalla sedia, tanto era di spalle al locale quindi protetta da guardi indiscreti, e alzò la leggera maglia di tessuto sottile che indossava rivelando, non portando il reggiseno, la sua cicatrice agli occhi delle altre tre che incredule e gelate dalla visione di quello squarcio evidente taccerò per alcuni istanti che riuscirono a sembrare quasi esterni… Chi si tappò la bocca con le mani, chi gli occhi, chi si emozionò al punto di avere delle lacrime che sincere percorrevano le guance rovinando il trucco sapientemente preparato alcune ore prima…

La quarta donna riprese a parlare una volta calata nuovamente la maglietta e ricoprendo l’enorme ciglia, ricamata sulla viva pelle per effetto dei punti dell’operazione subita e che aveva sul suo petto… “Sapete che vi dico? Che personalmente non posso di certo sapere cosa avete provato voi con le vostre cicatrici ma della mia, nonostante tutto, nonostante abbia perso irrimediabilmente un seno e abbia rinunciato a parte della mia femminilità, quantomeno per l’aspetto fisico, mi sento felice e orgogliosa della mia cicatrice.. Mi ricorda il mio secondo compleanno, perché quando ho riaperto gli occhi, a seguito del lungo intervento, sono tornata a vivere, quando per dei mesi ho convissuto con la paura di poter essere presa a braccetto dalla morte e correre il rischio di dover abbandonare questo pazzo pazzo mondo… Sono orgogliosa del mio occhio e del mio seno che non c’è più perché mi voglio bene e mi amo come non mai e perché a mia volta sono grata alla vita che mi permette, nonostante tutto di poter proseguire il mio percorso…”

Quel pomeriggio fu indimenticabile per tutte loro. Scoprirono che le loro cicatrici erano a loro modo tutte importanti, come le loro vite, la loro amicizia e l’essersi ritrovare insieme attorno a quel tavolo di una sera d’estate qualunque…  Fu la giusta occasione per rinnovare, ancora una volta il loro giuramento e la promessa di rivedersi di lì a due anni… senza sapere che, probabilmente, qualcuna fra loro , di li a due anni non ci sarebbe stata…

Mi scuso per la crudezza di questo post… credo che sia giusto così, importante nel ricordare il valore delle amicizie, della prevenzione, della vita e della fortuna per chi ha dei figli (che possono anche essere disperazione spesso), chi vive avventure amorose e non solo… che tutto ciò merita essere vissuto a pieno giorno per giorno e che abbiamo un dono di cui non conosciamo la scadenza e che è bene essere lieti/e di poter vivere a pieno… e come al solito.. Buona giornata e buona vita bella gente… Namastè! Alè!

Di fm-web

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