Questo è un caso in cui bisogna chiedere scusa al popolo italiano“. A pronunciare queste parole è stata la giudice della Corte d’Appello Paola Dezani, ieri mattina, quando ha emesso la sentenza più difficile per lei da pronunciare.

Ha dovuto prosciogliere il violentatore di una bambina, condannato in primo grado a 12 anni di carcere dal tribunale di Alessandria, perché è trascorso troppo tempo dai fatti contestati: vent’anni.

Tutto prescritto.

La bambina di allora oggi ha 27 anni. All’epoca dei fatti ne aveva sette.

Un  chiaro caso di lentezza burocratica dove la vittima, chiamata a presenziare in aula anche in questa occasione, ha preferito disertare la stessa per non sentire la pronuncia di una sconfitta immeritata e una sentenza che la violentava, ancora una volta…

Una sentenza che arrivava, per assurdo, a legittimare quanto venti anni prima aveva subito per opera di una persona che avrebbe dovuto proteggerla e non abusare di lei…

Una ragazza segnata dapprima dalla violenza fisica, provata poi per vent’anni anche da quella psicologica nel rievocare per venti anni questa sua disgrazia e infine privata del suo sacro santo diritto ad avere giustizia, a veder riconosciuta una giusta e innegabile condanna da imputare all’autore materiale di questa brutta vicenda…

Questa è un’ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema

Così prosegue nelle sue dichiarazioni il giudice che ieri si è pronunciata in aula, sventolando bandiera bianca….

Di cosa si trattava? La storia riguarda una bambina violentata ripetutamente dal convivente della madre. La piccola, trovata per strada in condizioni precarie, era stata portata in ospedale, dove le avevano riscontrato traumi da abusi e addirittura infezioni sessualmente trasmesse. La madre si allontanava da casa per andare a lavorare e l’affidava alle cure del compagno.

Queste sono cose che mi fanno vergognare di appartenere al genere maschile!

In merito alla Giustizia, sono sempre più perplesso quando vedo in un’aula di tribunale la frase, “la legge è uguale per tutti”… fatto salvo le eccezioni vero? Perchè non può essere logico in un Paese ritenuto civile che si debba aspettare nove anni per fissare una data di un processo e poi scoprire che proprio per scadenza dei termini di legge, i reati vanno in prescrizione, di fatto legittimando il reato per cui si deve essere giudicati…

In una violenza fisica, ricordiamocelo bene, la donna deve subire non solo il reato con il proprio corpo e la sua mente portando segni indelebili sia sulla pelle che nella sua quotidianità…

Non si dovrebbe procedere istituendo un processo al processo?

Essendo riconosciuto apertamente il reato commesso dalla Giustizia (in questo caso molto ingiusta) di violenza (se non fisica mentale e psicologica…), non si dovrebbe procedere ulteriormente verso coloro che hanno di fatto legittimato ciò che legittimo non può essere in quanto reato?

Invece di pensare di togliere i crocefissi nelle aule, sia scolastiche che di tribunale, con tutte le sentenze di questo periodo, errori giudiziari e reati passati impuniti e ingiudicati, sarebbe davvero da modificare la scritta, oramai molto sorpassata dagli eventi, aimè,”La legge non riesce ad essere uguale per tutti!” (magari vorrebbe ma non può…”

Che dire? Che vergogna!… Ecco un buon motivo per indignarsi, per arrabbiarsi… Pensate se quella bambina, oramai donna di ventisette anni, fosse una persona a voi vicina o cara… Cosa fareste per lei o al suo posto?

Meditiamoci un pò sù… e come sempre bella gente Namasté…Alé…

Di fm-web

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