In questi giorni basta sollevare lo sguardo…
I pensieri si librano in volo come gli uccelli migratori che fanno la conta di loro per raggrupparsi, organizzarsi e partire per il lungo esodo.
L’estate è finita, nonostante le ultime giornate ancora calde. L’autunno si presenta alle porte, si deposita sui parabrezza con la brina mattutina e la frescura dell’aria fina.
I colori del mattino dipingono il cielo come una tela di un sapiente pittore che dopo ore si ripete all’inverso ogni volta che la notte si avvicina e con sapienza e pazienza avvolge tutto ciò che incontra…
I bambini al mattino, fra zaini, cartelle e grembiulini, fra sorrisi scherzi e pianti, si avvicinano alle scuole… chi con voglia, chi con noia e amarezza, chi con desiderio di imparare e conoscere.
Sono giorni delle grandi piccole prove, dei mutamenti e delle scelte.
Le piante iniziano, a seconda della famiglia di appartenenza, a spogliarsi del loro manto e lasciano a terra ciò che è stato il loro abito di fogliame ricco e quella protezione per quei nidi che vanno a liberarsi con la partenza dei volatili ospiti.
I profumi cambiano nelle cucine. Dai piatti freschi e veloci, si passa a quelli piĂą elaborati e saporiti.
Si pensa alle castagne, alle mele, all’uva e la vendemmia dell’anno, al far legna, al prepararsi all’incognita inverno, al cambio dell’armadio, all’avvento delle prime leggere coperte e delle maniche lunghe.
I pensieri, quelli leggeri, quelli estivi, sono pronti alla migrazione anche loro, per poi tentare di tornare quando la primavera lascerà spazio alle temperature più miti e confortanti…
Fa la sua comparsa, nella piana, la prima nebbia, cruccio e tormento degli automobilisti della pianura. Nei boschi si va a caccia non di selvaggina ma di funghi, noci e nocciole con cui poter condire paste e i piatti delle feste, dei gran raduni familiari e delle giornate più fredde…
E la mente ritorna alla poesia “San Martino” di Giosuè Carducci (e non alla canzone di Fiorello)…
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Già ! Proprio così! Come esuli pensieri, alzando lo sguardo al cielo, si possono notare i volatili nel prepararsi al loro vespero migrar….