San è uno dei suffissi giapponesi più usati e comuni, poiché viene utilizzato per denominare uomini, donne, ragazzi o ragazze nel situazioni formali e informali. Il suo significato sarebbe quello di signore o di signore.
Pio d’Emilia si può proprio definireun uomo e un signore nel vero senso della parola.
Ho avuto l’onore di intervistarlo e di avere degli scambi sia di parole che di audio con lui, anche se io da questo posto quasi sperduto che è la Valle d’Aosta e lui dal Giappone.
Il Giappone. Una nazione che ha amato, raccontato, vissuto e che ha reso a noi occidentali più decifrabile e a portata di mano.
Innumelevoli lesue dirette social in cui ha mostrato tradizioni, usi, costumi, evoluzioni, criticità di un Paese che ha narrato e descritto anche nel suo periodo più buio.
Si ricordano i suoi reportage per SkyTG24 risalenti al disastro nucleare di Fukushima.
Sempre in prima linea nel cercare di dare un punto di vista netto, schietto senza troppi fronzoli ma con la delicatezza e il rispetto che il ruolo da giornalista/narrtore ha vestito sino all’ultimo.
Esperienze radiofoniche del passato, collaborazioni innumerevoli con testate giornalistiche sia nazionali italiane che per altri paesi, Pio d’Emilia, nel suo percorso di vita, è riuscito a trasmetterci, con gli occhi di un occidentale rispettoso sebbene curioso ma adeguato ai luoghi e ai modi, una popolazione e un paese a noi lontano.
Tante volte ci ha fatto entrare in casa sua a mezzo social, raccontandoci i piatti, descrivendoci la sua vita con i suoi affetti più cari e con la bellezza e la semplicità di una persona colta e attenta ma senza essere mai spocchioso o atteggiandosi da persona “arrivata” quale poteva ben essere, rimanendo invece il solito Pio d’Emilia.
Mi addolora la sua dipartita perché conservo con gran piacere nel cuore le nostre chiaccherate notturne, quando qui in Italia sono le due o tre di notte e dall’altra parte del globo il fuso orario era differente.
Amava ricordare di aver giocato a tennis con l’Imperatore , per altro vincendo per 6-3, e la cosa bella è che dello stesso imperatore, che ha conosciuto quindi personalmente, ha parlato con me nelle nostre chiaccherate digitali.
Mi dispiace che quell’uomo con la sua barba, definito con affetto dalla nazionale stampa, dai suoi collaboratori/amici “Pio d’Emilia. Testardo come un mulo, gentile come un fiore” (Il Manifesto), era realmente davero così e mi piace ricordare la sua gentilezza.
Nel frattempo… buon viaggio caro Pio San… e grazie!

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