Nessuno lo guarda, ma tutti ne parlano.

Spopola nei social, negli ascoltie che che se ne dica Sanremo è sempre Sanremo.

“Io non lo guardo!” (ma ne parli…)
“Guardo altro in tv” (ok ma poi ti fiondi sui social fra i meme ele notizie)
“Io odio Sanremo” (peccato che l’odio come l’amore sia un sentimento quind denoti egualmente interesse)

Insomma… On ogni caso se ne parla.

Se ne parla per gli eventi, costruiti, fortuiti, improvvisati o ben studiati.

Senza pietà alcuna per il giustificato unico vero protagonista ovvero il “gobbo” che testimonia quanto sia tutto dettagliatamente studiato e/o preparato o comunque minuziosamente e faticosamente organizzato.

Ci stanno i colpi di scena, come i colpi di testa che aiutano a far parlare, a vivacizzare quei momenti in cui magari, vuoi per la lungaggine dei tempi, può comparire o bussare la porta l’abbiocco modello Spank.

Si susseguono le canzoni, gli artisti, le note più o meno note, che si imprimono, mano a mano che vengono proferite le parole, mischiandosi magistralmente con le note che fuoriescono dagli strumenti dei vari Maestri di orchestra.

Si parla di stili, di moda, di parole, di significati, di polemiche, di tutto ciò che orbita con questo enorme “crrozzone” che come cantava a suo tempo Renato Zero, va avanti da sè.

Si scrivono minuti lieti e meno eclatanti della musica italiana.

Lo si fa in Eurovisione, mentre da noi si anima la discussione e le scommesse fra chi gioca nei pronostici oppure si lancia nel “FantaSanremo” fra le pieghe delle parole dei vari artisti che appaiono come grandi ospiti oppure come artigiani della qualità nella sponsorizzazone mordie fuggi perchè i costi della pubblicità in queste serate da record schizzano alle stelle.

Non importa in vera realtà cosa accada nè sul palco, nè dietro, nè prima, ma bensì dopo….

Fra un televoto, un promemoria alle guerre, ai diritti, alle situazioni di altri Paesi, fra la riscoperta e il rilancio dei social, fra una storia strappalacrime, fra uno spot e un messaggio socialmente utile, le canzoni si intersecano fino a raggiungere le ore più profonde.

Non importa.

Se ne parlerà ancora a lungo, se ne parlerà in ogni modo, sarà importante cantarle le canzoni.

Le radio, la doccia, per strada, le feste, da soli, in cameretta oppure a squarciagola con gli amici o le amiche dopo una festa, al mare o semplicemente come sottofondo di una pagina della nostra vita.

Sono queste le canzoni che er un certo periodo sfideranno il tempo, le memorie e cercheranno di conquistarsi un posto nell’olimpo delle canzoni più scaricate, ascoltate, richieste, shazzamate, inserite nelle varie playlist di Spotify o di qualunque altro mezzo e supporto audio musicale.

Fra video, interviste, storie, fra le pieghe dei testi, delle storie raccontate in terza persona, vissute in prima e cantate fra cuore e successo, è questo il mondo che orbita dietro Sanremo.

Maestranze dietro, davanti al palco.

Un numero indefinito di persone che operano a tutti i livelli per far sì che sia e resti un evento memorabile e indimenticabile sia per le polemiche che per quei momenti in cui la lacrima ha faticato a rimanere fra le ghiandole lacrimali e le palpebre, cercando di aggrapprsi agli occhi.

Vecchie glorie che sfidano le storie e la storia, giovani rampolli e fanciulle dal cuore apparentemente duro che si susseguono dando continuità a questo mondo in cui si balla fra le sette note scoprendo per ognuno di loro, la loro anima, il loro stile alla ricerca di colpire il nostro orecchio, per passare dalla testa e raggiungere il cuore.

E allora lascia che sia come è sempre stato.

Lascia che le note scorrano, che le storie facciano il loro corso, che quel che piace a me possa magari non rientrare fra le tue note, ma comunque accogliamo queste nuove creature in questo affollato mondo di canzoni.

E poco importa se una fra le tante possa ricorarne altre, se di contro ci siano altre che riescono ad ammaliare il nostro animo lasciandosi rapire.

Settantatrè sono i Sanremo, centinaia e più le canzoni prese in giudizio, nel tempo, fra giornalisti, guru, esperti e principianti “sanremologhi” che tanto credono di sapere ma poi si perdono quei veri dettagli che fanno la differenza fra chi ascolta, guarda ma non conosce, rispetto a chi ha imparato nel tempo ad andare oltre le apparenze e magari preferisce tacere e sapeintemente aspettare, magari fischiettando sommessamente la prossima canzone vincitrice di questa edizione del Festival della canzone italiana.

Che Sanremo sia quindi… purchè se ne parli e se ne cantino, a lungo, le canzoni!

Buona vita e buona musica a tutte e tutti voi/noi!


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