Cara mamma,

è trascorso un anno da quando la tua presenza fisica ci ha lasciati.
Un anno intero, colmo di conferme amare, spesso dolorosamente prevedibili, come insieme avevamo immaginato.
Un tempo che, sebbene breve nella sua misura, ha portato con sé la crudele limpidezza della verità.

Tante sono state le persone che, nei giorni immediatamente successivi alla tua scomparsa, si sono affrettate a dichiararsi vicine. Parole pronunciate con solennità, gesti veloci, promesse cariche di intenzioni che il tempo ha finito per svuotare.
Lentamente — e nemmeno troppo — si è svelato ciò che già sapevamo: che molti rapporti esistevano solo in apparenza, tenuti in vita da convenienze, abitudini o convenzioni. Legami che non poggiavano sulle fondamenta sincere dell’amore e dell’amicizia, ma su fragili impalcature di opportunismo e interesse.

C’è stato chi ha detto — almeno a parole — che sarebbe rimasto, che ci sarebbe stato anche dopo, anche solo per una chiacchiera, un conforto, una presenza. Eppure quelle parole sono rimaste tali, sospese nell’aria come promesse senza seguito.
Altri, con sorprendente tempestività, si sono fatti avanti con pretese e richieste, esigendo diritti che non esistevano, cercando qualcosa laddove non c’era più nulla da prendere, solo da rispettare.
E così, come nebbia al sole, anche loro si sono dissolti, lasciando dietro sé solo una scia d’incoerenza, confermando — con triste precisione — ciò che tu stessa avevi già intuito: “Hanno già avuto abbastanza…”
Ed è proprio in queste parole che si rivela, ancora una volta, quanto tu, anche nella sofferenza e nella malattia, fossi lucida, consapevole e incredibilmente avanti nel vedere oltre le apparenze.

Certo, ci sono state anche persone che hanno dato una mano. Ognuna a modo proprio. Alcuni con gesti sinceri, altri con azioni più rivolte a se stessi che a un vero aiuto, e altri ancora che hanno parlato tanto — troppo — per poi svanire nel nulla.
E ti confesso che, per certi versi, meglio così: perché parole vuote, ipocrisie, giudizi sussurrati alle spalle, e presenze finte non sarebbero state d’aiuto.
Di quelle non ne abbiamo avuto bisogno, né allora né oggi.

Tu manchi.
Ci sono momenti in cui provo a convincermi che sono forte, che sono ormai “grande”, che posso farcela da solo. Che non ho più bisogno, che posso farcela anche senza quel conforto, quella necessità di parlarti, anche solo per discutere come facevamo spesso noi.
Ma la verità è che mi manca la tua voce, la tua forza ostinata, la tua dolcezza in certi momenti, la tua testardaggine che tanto assomiglia, oggi, alla mia.
Mi mancano le nostre discussioni accese, le incomprensioni che nascondevano affetto, la tua cocciutaggine che trovava sempre un modo per farmi riflettere.
Oggi ho solo la mia metà di ragione… ma quella metà è diventata il mio tutto.

Con lentezza e dolore, ho portato a termine ciò che mi avevi chiesto. Ho chiuso, sistemato, rispettato ogni tua indicazione, ogni tuo desiderio.
Non è stato facile.
Anzi, è stato uno dei passaggi più duri della mia vita.
Ma era giusto farlo. Era giusto per te, ed era giusto per me.

Non festeggeremo più il tuo compleanno, ma ricorderemo questa come data e come anniversario, senza togliere valore alle altre date….
E’ il ricordo della tua assenza a farsi spazio.
Dovrei trovare il modo di ricordarti senza dolore, perché proprio oggi si è conclusa la tua sofferenza, e il tuo cuore ha smesso di combattere quella battaglia ingiusta contro una vita che non voleva lasciarti andare.
Tu ti sei aggrappata ad essa con forza, dignità e volontà, anche nei momenti più duri, nonostante le cadute, le scelte difficili, gli sbagli — che tutti noi, prima o poi, compiamo. Io continuo a sbagliare, anche oggi.

Oggi è il primo anniversario della tua scomparsa.
Un anno fa, il cielo sembrava voler annunciare ciò che stava per accadere. Era limpido, poi si è oscurato, fino a scatenare un temporale estivo: forte, improvviso, tuonante.
Proprio come stamattina.
Come se il cielo volesse unirsi al nostro ricordo, lanciando un segnale, un messaggio.
Forse è solo una mia illusione, un desiderio, una speranza vana… ma ho bisogno di credere che ci sia qualcosa, un filo sottile che ci unisce ancora.

Sai, mamma, nonostante ciò che molti possano pensare, io oggi sono sereno.
Lo sono davvero.
Queste parole che scrivo, seppur impregnate di dolore, non nascono da rimpianti.
Sono sereno perché so, nel profondo, di aver fatto tutto ciò che era possibile.
Ho fatto ciò che andava fatto, senza mai venire meno a ciò che sentivo.
E non cambierei nulla, perché se avessi agito diversamente non sarei stato io.
Non sarei stato tuo figlio.

Tu sai tutto.
Sai quello che provo, quello che ho vissuto e quello che sto vivendo.
Sai chi davvero ci ha voluto bene, chi ci ha sostenuto e chi invece ha solo recitato una parte, illudendoci di esserci, per poi scomparire al primo cenno di realtà.

Per favore, tu — insieme a tutte le persone che amavamo e che ora sono con te — continuate a starci vicino.
Aiutateci, per quanto potete, a restare fedeli a ciò che ci avete insegnato.
A continuare a essere persone giuste, oneste, coerenti, vere.
A camminare nel mondo con lo stesso cuore con cui voi ci avete amato.

Grazie, mamma.
Per ogni cosa.
Per tutto l’amore, anche quello che a volte non sapevamo dimostrarci, ma che c’è sempre stato.
Ti porto con me. Sempre.

Con infinito amore,
tuo figlio.


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