Il Carnevale non è solo maschere e allegria, ma anche tradizione gastronomica. Tra i dolci simbolo di questa festa, un posto d’onore spetta alle famose “chiacchiere”, che cambiano nome a seconda della regione italiana in cui ci troviamo.
In Lombardia e in gran parte del Nord Italia, vengono chiamate “chiacchiere”, mentre in Piemonte e Liguria si trasformano in “bugie”. Nel Veneto sono conosciute come “galani”, mentre in Emilia-Romagna prendono il nome di “frappe”. Spostandoci verso il Centro, nel Lazio e nelle Marche le chiamiamo ancora “frappe” o “cenci”, come in Toscana. In Campania e Basilicata diventano “chiacchiere”, mentre in Calabria si trasformano in “crustuli”. In Sicilia, invece, troviamo le “sfrappole”, che richiamano il nome usato in alcune zone del Nord.
Nonostante le differenze nei nomi, la ricetta di base resta simile: una pasta sottile e croccante, fritta e spolverata di zucchero a velo. Tuttavia, ogni regione ha le sue piccole varianti. In alcune zone si arricchiscono con un pizzico di liquore come grappa o anice, mentre in altre versioni si predilige il miele al posto dello zucchero a velo. In alcune aree del Sud Italia vengono anche glassate con cioccolato o arricchite con scorza d’arancia e limone per un tocco più aromatico.
Se volgiamo lo sguardo oltre i confini italiani, scopriamo che dolci simili esistono in molte altre culture. In Francia troviamo i “bugnes”, che ricordano molto le nostre bugie. In Spagna, le “orejas de carnaval” (orecchie di carnevale) hanno una forma più grande ma un gusto simile. In Germania si preparano i “schmalzgebäck”, tipici dolci fritti consumati durante il periodo festivo. Anche in Sud America, soprattutto in Argentina e Brasile, troviamo versioni locali di dolci fritti e zuccherati, spesso serviti durante le festività.
Questi dolci, a prescindere dal nome e dalle leggere variazioni regionali, rappresentano un simbolo di festa, convivialità e tradizione. Un morso a una chiacchiera – o a una bugia, galano o cencio – è un piccolo viaggio nella cultura gastronomica italiana, che si collega a un vasto patrimonio dolciario mondiale legato al Carnevale. Perché, alla fine, indipendentemente da come li chiamiamo, ciò che conta è il piacere di gustarli in compagnia.
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