C’è una coincidenza nel calendario che non è mai solo una coincidenza, ma una poesia silenziosa. Oggi, 2 ottobre, celebriamo gli Angeli Custodi. E, non a caso, oggi celebriamo i Nonni. Forse perché i nonni sono la prova più tangibile che gli angeli esistono, camminano in mezzo a noi, solo che hanno le mani segnate dal tempo e gli occhi carichi di una vita intera.
Oggi il mio pensiero non corre a una festa da celebrare con un regalo e una torta. Corre a un vuoto pieno di ricordi, a quelle figure immense che non ho più la fortuna di abbracciare, ma la cui presenza sento incisa nell’anima. I miei nonni.
I Nonni sono i custodi della nostra memoria. Erano le nostre radici, il nostro “c’era una volta” vivente. In un mondo che corre veloce, che dimentica in fretta e che archivia tutto su cloud impersonali, loro erano i nostri archivi di carne, cuore e racconti. Erano gli atlanti di storie che nessuna scuola potrà mai insegnare: storie di guerra sussurrate con voce rotta, di amori nati con uno sguardo durante una festa di paese, di sacrifici fatti per un futuro che, all’epoca, eravamo noi. Chiudo gli occhi e sento ancora il profumo della loro casa: un misto di legno, sugo che sobbolle per ore e quel sentore di pulito che sapeva di dignità. Sento il fruscio delle loro dita su una vecchia fotografia in bianco e nero, mentre mi indicavano un volto e mi dicevano: “Questo era tuo bisnonno”. Non mi stavano solo mostrando una foto, mi stavano donando un pezzo della mia identità.
I Nonni sono il porto sicuro dell’amore incondizionato. Ricordo le loro coccole, che avevano un sapore diverso da quelle dei genitori. Erano un amore più morbido, più paziente, un amore che non doveva educare ma solo viziare. Nella casa dei nonni le regole si ammorbidivano, c’era sempre un dolce in più, una mancia data di nascosto, uno sguardo complice che diceva: “Questo resta tra noi”. Erano il nostro rifugio sicuro dopo un rimprovero, il calore di una coperta ruvida ma piena d’amore quando fuori il mondo sembrava troppo complicato. La loro presenza non era un dato di fatto, era un dono. Un dono fatto di attenzioni silenziose, di un piatto preferito preparato senza chiederlo, di una saggezza semplice che sapeva calmare ogni tempesta.
E poi, il cerchio si chiude. La vita, nel suo scorrere a volte crudele e a volte perfetto, inverte i ruoli. Quei giganti che ci sembravano invincibili, a poco a poco, iniziano a rimpicciolirsi. I loro passi si fanno più lenti, le loro mani tremano un po’, la memoria inizia a fare i capricci. Tornano ad essere bambini. Ed è qui che il nostro amore è chiamato alla prova più grande. È qui che hanno bisogno di noi, della nostra pazienza, della nostra compagnia. Hanno bisogno di essere ascoltati anche quando raccontano per la decima volta la stessa storia, perché in quella storia c’è tutto il loro mondo. Hanno bisogno del nostro aiuto per le cose più semplici, loro che ci hanno insegnato a fare tutto. E, troppo spesso, è proprio qui che vengono dimenticati. La nostra fretta, i nostri impegni, la nostra vita complicata li mettono ai margini. Diventano una telefonata rimandata, una visita troppo breve. Ci dimentichiamo che restituire anche solo una briciola dell’amore e del tempo che ci hanno dedicato non è un dovere, ma un privilegio immenso. Ci dimentichiamo che in quella fragilità risiede la lezione più grande: quella del rispetto per la vita in ogni sua fase.
Angeli, ieri e per sempre. Ora che non ci sono più, capisco. Capisco che il loro ruolo non è mai finito. Hanno solo smesso i loro abiti terreni per indossare quelli, invisibili, di angeli custodi. Sono presenti. Li sento nelle ricette che provo a replicare senza mai raggiungere la stessa magia. Li sento nei valori che mi hanno trasmesso quasi senza parlare. Li sento in quel soffio di vento improvviso che sembra una carezza, in un consiglio che affiora alla mente proprio quando ne ho più bisogno.
Quindi oggi, in questa giornata speciale, il mio invito è duplice. Se avete ancora la fortuna di avere i vostri nonni, non sprecate un solo istante. Alzate quel telefono, andate a trovarli, abbracciateli forte, ascoltate i loro silenzi e le loro storie. Immagazzinate il suono della loro voce, il calore delle loro mani. Un giorno, quel tesoro sarà tutto ciò che vi resterà. E se, come me, li guardate solo alzando gli occhi al cielo, chiudeteli per un istante. Ringraziateli. Raccontate di loro, per non farli morire mai. Continuate a vivere portando con voi la loro eredità più preziosa: l’amore.
Buona festa dei nonni. Ovunque voi siate, angeli miei con le rughe del tempo. Grazie di tutto.
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Ciao Marco, oggi ho letto una frase sui nonni bellissima: ” Non esiste complice migliore di un nonno o di una nonna che ti ama!” L’ho trovata toccante quanto le tue parole nel blog. È sempre un piacere leggerti. È come se entrassi nelle nostre case per un po’. È molto rassicurante. Grazie mille ☺️