C’era una volta, nelle valli più remote della Valle d’Aosta, un animale misterioso di nome Dahu. Gli abitanti del luogo parlavano di lui con un misto di reverenza e timore, raccontando storie che si mescolavano tra il mito e la realtà.
Il Dahu, secondo le leggende, era una creatura simile a una capra, ma con una particolarità unica: aveva le zampe più corte da un lato del corpo e quelle più lunghe dall’altro. Si diceva che questa stranezza fosse il risultato di una maledizione antica, lanciata da una strega che aveva voluto punire il Dahu per la sua vanità. Nessuno sapeva se fosse vero, ma tutti concordavano su una cosa: il Dahu viveva in montagna, sulle vette più alte, dove nessun uomo osava salire.
Si dice che durante l’estate, al calar del sole, il Dahu scendesse lentamente dalle cime per cercare pascoli più ricchi, ma solo nei giorni di nebbia o nelle notti più oscure. I pastori raccontavano che, sebbene fosse difficile vederlo, si sentiva il rumore dei suoi passi, come un sussurro tra i boschi.
Il Dahu, con il suo strano equilibrio, camminava solo su terreni inclinati e rocciosi, dove la sua forma asimmetrica non gli impediva di muoversi agilmente. I più anziani sostenevano che per avvistarlo bisognasse salire sui monti al tramonto, ma non bastava: per vedere davvero il Dahu, bisognava essere puri di cuore e disposti a rispettare le montagne.
Ogni anno, una tradizione si ripeteva tra i giovani del villaggio: all’inizio dell’autunno, gruppi di ragazzi si avventuravano in cerca del Dahu, spinti dalla curiosità e dal desiderio di affrontare la leggenda. Nessuno era mai tornato con una prova tangibile della sua esistenza, ma il racconto del viaggio stesso diveniva parte della tradizione.
Una volta, un giovane di nome Tommaso decise di partire da solo. Non credeva veramente alla leggenda, ma era affascinato dall’idea di scoprire se fosse possibile trovare l’animale. Armato di coraggio e di uno zaino pieno di viveri, salì verso la montagna più alta, dove si diceva che il Dahu avesse il suo rifugio.
Passarono giorni, ma Tommaso non si scoraggiò. La nebbia si alzava al mattino e calava al tramonto, avvolgendo la montagna in un velo di mistero. Una sera, mentre il cielo si tingeva di rosso, vide una figura spuntare tra gli alberi: era il Dahu, con la sua andatura particolare, che camminava senza far rumore.
Tommaso si avvicinò, ma il Dahu non si fermò. Continuò a muoversi, sempre più lontano, come se volesse condurlo oltre la cima della montagna. Senza pensarci troppo, Tommaso decise di seguirlo, superando il suo limite di resistenza. Ma più si avvicinava alla cima, più la montagna diventava insidiosa, e il cammino pericoloso.
Alla fine, il Dahu si fermò e si voltò verso di lui, fissandolo con uno sguardo che sembrava scrutare la sua anima. In quel momento, Tommaso sentì una calma profonda, come se fosse stato parte di qualcosa di eterno. Il Dahu emise un suono simile a un respiro profondo e poi scomparve tra le rocce.
Il giovane, esausto e cambiato, tornò al villaggio, ma nessuno credeva alla sua storia. Eppure, ogni volta che guardava le montagne, Tommaso sentiva la presenza del Dahu, che gli sorrideva in silenzio da lontano. La leggenda continuava a vivere, non nei racconti, ma nei cuori di chi aveva il coraggio di crederci.
E così, la leggenda del Dahu rimase un mistero, una storia senza tempo che sfidava chiunque volesse avventurarsi nel cuore della montagna, alla ricerca della verità celata tra le nebbie e le rocce.
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