Caro Marco,
Oggi, 4 novembre. Il giorno si è fatto avanti con una luce più severa, quasi metallica, che filtra tra le nuvole basse, e il freddo ha messo radici nelle ossa in modo inequivocabile. Ma l’anima, grazie al Suono Perduto ritrovato ieri nel vecchio vinile, è insolitamente calda e resistente. Ho imparato che la vera forza, in questo periodo di attesa, non è lottare contro la frenesia, ma creare una bolla di incanto intorno a sé, un piccolo mondo dove il ritmo è dettato dal cuore e non dall’orologio.
Il mio “Atto Bello” di oggi si concentra sul senso più concreto e visibile: la Vista. E l’emozione che ne scaturisce è la Meraviglia Silenziosa.
Per resistere al luccichio aggressivo delle vetrine e delle pubblicità, ho deciso di cercare una Bellezza Reale e non costruita. Ho camminato nel parco cittadino, dove l’autunno non è ancora morto, ma è nel suo momento di massima, tragica, bellezza. E lì, Marco, ho trovato l’immagine più potente della giornata: un albero di platano, enorme, che ha perso quasi tutte le sue foglie, ma le ha radunate in un manto dorato e croccante ai suoi piedi. L’albero, spoglio, non è triste; è fiero, è pronto per l’immobilità invernale. Le foglie a terra non sono spazzatura, ma il suo tesoro annuale, l’eredità che dona alla terra.
Questa scena mi ha offerto una profonda riflessione sulla Famiglia e sugli Amici. L’albero è il patriarca, i rami spogli sono le generazioni che si sono distaccate per vivere altrove, e le foglie dorate sono i ricordi accumulati. Sono i regali emotivi che ci scambiamo, quelli che restano dopo che la fretta si è dissolta.
Ho pensato subito a Luca e Anna, i miei amici che vivono a Londra. Non potranno tornare per Natale, un ramo lontano, ma essenziale. La loro storia parallela è un esempio di nostalgia geografica che si trasforma in presenza emotiva. Ho deciso che il loro regalo non sarà spedito per posta con il timbro “Ultima chiamata!”, ma sarà creato. Oggi pomeriggio, userò la Vista non per ammirare, ma per progettare. Prenderò la macchina fotografica e scatterò una serie di foto semplici, molto personali: la mia tazza di tè che fuma sulla finestra, il piccolo angelo di panno trovato ieri, il platano dorato nel parco. Creerò un piccolo album stampato, che non ha nulla a che fare con la fretta, ma che è un pezzo di casa inviato attraverso il tempo. Un regalo che dice: “Questa è la luce che hai lasciato qui, ti aspetta.”
Questa piccola azione ha innescato una Meraviglia Silenziosa che ha a che fare con il potere dei dettagli. La vera magia non sono le luci stroboscopiche, ma il modo in cui la luce filtra attraverso una foglia dorata. Ho cercato la stessa meraviglia negli occhi dei bambini al parco, che saltavano e si rotolavano in quel tappeto di foglie. Loro non vedono le “spese di spedizione” o le “scadenze”; vedono solo l’occasione di un gioco effimero e perfetto. Sono i maestri della Meraviglia Silenziosa.
E questo mi ha spinto a riflettere sul mio futuro remoto: vorrei che, un giorno, i miei nipoti (ancora solo un sogno lontano), potessero guardare la mia vita non come un susseguirsi di to-do list barrate, ma come una collezione di meraviglie semplici.
Nel pomeriggio, il mio sguardo si è posato sul mio armadio. Non i vestiti, ma la scatola delle stoffe. Ho tirato fuori un metro di velluto rosso scuro, comprato l’anno scorso con l’intenzione vaga di farne qualcosa. Il rosso è il colore del Natale, ma non quello squillante e commerciale, bensì quello denso, quasi regale. Ho deciso: userò quel velluto per foderare la scatola di legno che conterrà l’album di foto per Luca e Anna. Un piccolo gesto di preparazione tattile, una promessa di calore.
Questo 4 novembre si chiude con l’immagine di quell’albero maestoso e spoglio, che mi insegna l’importanza di spogliarsi del superfluo per mettere in mostra la propria struttura, la propria resilienza. La preparazione non è accumulare, ma selezionare cosa è essenziale, sia nei regali che nelle emozioni.
La Meraviglia Silenziosa è la vista di ciò che conta, Marco. E per oggi, è l’unica cosa che voglio vedere.
A domani, con il senso del Tatto a guidarci in questa favola vera.
Cristina.
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