Per quanto possiamo prepararci, per quanto possiamo dirci che la vita è fatta anche di addii, quando una persona cara se ne va, lascia un vuoto che nessuna parola può davvero colmare. Un vuoto che non è solo assenza fisica, ma un’eco silenziosa che risuona dentro di noi, nei luoghi che ha attraversato, nei gesti che faceva, nelle parole che non potremo più sentire dalla sua voce.

All’inizio il dolore è mitigato dalla presenza di chi ci sta accanto. Arrivano messaggi, telefonate, abbracci, parole di conforto. Siamo circondati dall’affetto di chi cerca di alleviare la nostra sofferenza. Ma poi, lentamente, il mondo intorno a noi riprende il suo ritmo. Le persone tornano alle loro vite, i messaggi si diradano, il telefono squilla meno. E noi rimaniamo soli con la nostra perdita.

È lì che il dolore diventa più intenso, più acuto. È lì che ci accorgiamo di quanto quell’assenza si insinui in ogni angolo della nostra esistenza. Perché non è solo la persona che manca: è tutto ciò che era per noi, tutto ciò che condividevamo. La quotidianità cambia forma, ma il cuore fatica ad accettarlo. Il dolore si fa silenzioso e profondo, diventa parte di noi, ci svuota, ci toglie la voglia di fare, di ridere, perfino di vivere.

Ma come si supera questo vuoto? La verità è che non lo si colma, perché non è possibile sostituire chi abbiamo perso. Però possiamo imparare a conviverci, possiamo trasformarlo in qualcosa che ci accompagni senza schiacciarci.

Non c’è una scadenza per il lutto, non c’è un tempo prestabilito per “stare meglio”. Dobbiamo concederci di soffrire, di piangere, di sentire la mancanza. Non dobbiamo vergognarci delle lacrime, né forzarci a essere forti per gli altri. Il dolore va attraversato, non evitato.

Chi amiamo non smette di esistere solo perché non è più con noi. Possiamo mantenerli vivi nei nostri ricordi, nelle storie che raccontiamo, nei gesti che ripetiamo. Scrivere di loro, guardare le loro foto, parlare di ciò che erano, può aiutarci a sentirli ancora vicini.

Possiamo fare qualcosa in loro nome: piantare un albero, dedicare loro una lettera, continuare un progetto che avrebbero amato. Creare qualcosa di bello dal dolore è uno dei modi più potenti per trasformare il vuoto in presenza.

Non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto. Parlarne con qualcuno, con un amico, con una persona di fiducia o anche con uno specialista, non è segno di debolezza. Il dolore condiviso pesa meno, perché non siamo soli nel portarlo.

Non si guarisce da un lutto, si impara a conviverci. Il dolore non scompare, ma con il tempo cambia forma. All’inizio è un abisso che ci inghiotte, poi diventa un’ombra, poi una cicatrice. Non smettiamo di amare chi abbiamo perso, ma impariamo a farlo in modo diverso.

E un giorno, senza nemmeno accorgercene, torneremo a sorridere senza sentirci in colpa. Torneremo a guardare al passato con gratitudine anziché con solo dolore. Perché chi ci ha amato non vorrebbe vederci spezzati dalla loro assenza. Vorrebbe vederci vivere, anche per loro.

Perché alla fine, l’amore non finisce con la morte. Continua a esistere dentro di noi, nel battito del nostro cuore, in ogni gesto che facciamo, in ogni volta che, pensando a loro, troviamo la forza di andare avanti.

Dedicato a chi non c’è più, ma è ancora con noi. Sempre.


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