Tra i pini immobili come sentinelle
sussurra il vento parole antiche,
mentre le rondini disegnano il cielo
con traiettorie d’argento e desiderio.
Il giorno più lungo si inchina alla sera,
che giunge lenta, come una carezza.
La luce indugia sulle cime innevate,
poi svanisce, lasciando stelle a vegliare.
Le montagne si fanno cattedrali d’ombra,
e brillano — silenziose e solenni —
di quella luce remota,
che solo la notte sa regalare.
Ogni stella è un pensiero che si accende,
ogni rondine un ricordo che torna,
e i pini, fermi e pazienti,
ascoltano il respiro del tempo.
In questo solstizio sospeso nel blu,
la montagna svela il suo segreto:
che l’estate non comincia col sole,
ma quando impari a vedere
la notte brillare.
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