Nessuna preghiera formale, solo il mio silenzio pieno, un atto di rispetto verso la loro memoria che, ancora oggi, fonda la mia libertà. Dopo aver parlato di ricostruzione materiale, di suono e di gioco, è giunto il momento di toccare la pietra angolare di ogni rinascita: la Memoria. · nomi · erano
Dopo il pane, la valigia, il focolare e le campane, il mio pensiero va al futuro della nazione, che era nelle mani dei Bambini del Dopoguerra, e al ruolo fondamentale che ebbero il Gioco e l’Istruzione. Il gioco e l’istruzione, dunque, rappresentarono l’atto di ricostruire non solo i muri, ma le menti e le
La musica non era divertimento; era la memoria sonora che ci diceva che saremmo sopravvissuti, che la bellezza non era morta.” Mi ha detto che le note non erano una cosa da consumare; erano preghiere cantate, che in quei giorni di freddo e attesa si caricavano del significato più profondo del Natale: il.
“Nonno Anselmo usava una cera scura, Marco,” mi ha detto la nonna, “e lucidava la pelle finché non sembrava un gioiello. · scarpe · cammino. Approfondisci ora »
“Vedi, Cristina,” mi ha spiegato la nonna, i suoi occhi che vedevano di nuovo quel circo povero, “i nostri giocattoli erano vuoti, senza colore, senza forma definita. Mi ha parlato di un gioco che faceva lei con i suoi fratelli, che chiamavano “Il Circo della Scatola Vuota”. · sono · mia. Approfondisci ora »
“Quando la maestra ha finalmente aperto quel libro,” mi ha raccontato la nonna, “non era solo la sua storia che ascoltavamo. Le ho chiesto: “Nonna, avevate molti libri dopo la guerra, qui ad Aosta?” La nonna Emma ha toccato il mio vecchio libro di favole illustrato, un libro pesante, di carta spessa, che mi.
Sono tornata a scuola, e ho passato le ore a usare il tablet per fare una ricerca sulla storia del telefono. Ma quel filo, Marco, anche se spezzato e rumoroso, era la cosa più preziosa. Loro erano connessi raramente, ma quelle poche parole erano mattoni emotivi che reggevano la distanza. · nonna ·.
Forse perché i nonni sono la prova più tangibile che gli angeli esistono, camminano in mezzo a noi, solo che hanno le mani segnate dal tempo e gli occhi carichi di una vita intera. Erano il nostro rifugio sicuro dopo un rimprovero, il calore di una coperta ruvida ma piena d’amore quando fuori il mondo.
Quell’uomo, forse, guardava il muro e vedeva le cicatrici di battaglie lontane che, per la sua famiglia, erano state vere, sentite, lente. Le loro case erano il loro mondo, e le mura di Aosta erano il loro confine. Mi ha parlato in particolare di un anziano muratore, Monsieur Antoine, che la sera, finito il.
